L'album
Il progetto del nuovo album nasce nel 2016 e segna l’inizio di una rinascita per i Ka Jah City che proprio in quest’ anno giungono all’attuale formazione.
Ed è per questo motivo che decidono di dare all’album il nome della band. L’album ha infatti il titolo “KAJAHCITY”.
Gli otto brani contenuti nel disco, per la spiccata poliedricità della band, sono diversi tra loro per sound e testi esprimendo così le diverse influenze musicali.
Da una prima idea individuale seguita dal lavoro di gruppo fatto di confronto, affiatamento, collaborazione e divertimento, ha vita ogni nuovo brano.
La Turbolenza
LA TURBOLENZA, brano scelto dalla band per il videoclip uscito nel febbraio 2017, ha nel sound influenze che vanno dal pop-rock alle ritmiche ska. Il testo parla di come, nonostante una relazione di coppia sia influenzata negativamente da interessi e passioni diverse, vi sia l’ accettazione da parte di chi ama a restare in un rapporto malato e quindi “turbolento” per abitudine o per paura di reciderlo, nonostante esso possa provocare una inevitabile sofferenza che pian piano sfocia in ossessione.
Mi fa male il cervello io mi sveglio stordita dal sonno da questo inverno
E un legame apparente un ricordo che sta svanendo
io parlavo di musica e tu ti giravi ridendo
e riccorrenti e forse sprecare il mio tempo?
Ma era bella la Fotomodella vestita di seta
Ma era meglio star soli a guardare un po’con la Luna
Mai mai non ci penso mai ad andarmene di qua
e se ci penso saprò che non cambierà
al nord o un po’ più in la, tristezza passerà
la festa è al fine ormai…..
Mai, mai non ci godo mai per le cose che mi dai
e con i soldi saprò che non comprerai
il tira e molla, sai , primo o poi ci stancherà
la festa è al fine ormai…..
Esco fuori contesto,
quando penso io non torno indietro, è un male lo ammetto
l’abitudine di restar dentro è uno sbaglio in partenza
forse è meglio lasciarsi alle spalle questa incoerenza
vorrei tanto evitare la mia turbolenza.
Ma era bella la Fotomodella vestita di seta
Ma era meglio star soli a guardare un po’con la Luna
Ma non vedo, non credo, io sono sincera davvero
Ma era meglio parlare da soli un po’con la Luna
Mai mai non ci penso mai ad andarmene di qua
e se ci penso saprò che non cambierà
al nord o un po’ più in la, tristezza passerà
la festa è al fine ormai…..
Stop!!!
Mi fa male il cervello….
Malanova
MALANOVA è caratterizzato da influenze che vanno dalla dancehall al pop con un riff che ricorda sonorità medio-orientali. Il testo ha nelle strofe quella componente dialettale messinese che si incontra in altri brani dei Ka Jah City. E qui il dialetto si impone raccontando il brano di credenze popolari, ancora oggi radicate, quali il malocchio e la “malanova” ed evidenziando il disagio di non potere essere se stessi perchè ci si sente osservati in tutto ciò che si fa o nel modo in cui si appare, perchè ci si sente attacati dall’ invidia di chi poi manda le cosiddette malanove.
Genti genti di li stradi, ca ti vaddunu quasi mbambulati
dicitimi ca cci pozzu fari , s’aju l’occhi beddi e tu ll’ha vaddari
Malanovi chi mmi mannasti nn’aju tanti e i toi arreti ti lassasti
dicitimi ca cci pozzu fari si i capiddi non vogghiu cchiù tagghiari.
Ho come l’impressione, ho perso la ragione ed ho il timore
di una scelta o una promessa che non và.
Qualsiasi cosa dica accontentarmi solamente di qualcuno che non và,
qualsiasi cosa dica allontanare questa maledetta sfiga,
senza nessuno che mi maledica!
Malanova chi mmi hai, troppe ne sento sai
parlare male quanto sai, malaffari cuntirai.
Tornare all’alba mi vedrai dalla finestra guarderai …aiaiaiiiii
E aunni fusti e aunni vai chi nni sai chi travagghiai
tuttu u jornu ampressu e genti, basta mi stancu veramenti.
Malanova chi mmi hai, malanova chi mmi hai! …aiaiaiiiii
Genti genti ntà li stradi ca si sfama d’apparenzi e nun avi nenti
dicitimi ca cci pozzu fari, ah l’ingiustizii non pozzu cchiù suppurtari.
Malanovi chi mmi mannasti, nn’haju tanti e i toi arreti ti lassasti
dicitimi chi cci pozzu fari sa a me testa non vogghiu cchiù canciari!
Ho come l’impressione, ho perso la ragione ed ho il timore
di una scelta o una promessa che non và.
Qualsiasi cosa dica accontentarmi solamente di qualcuno che non và,
qualsiasi cosa dica allontanare questa maledetta sfiga
senza nessuno che mi maledica!
Malanova chi mmi hai troppe ne sento sai
parlare male quanto sai, malaffari cuntirai.
Tornare all’ alba mi vedrai dalla finestra guarderai …aiaiaiiiii
E aunni fusti e aunni vai chi nni sai chi travagghiai
tuttu u jornu ampressu e genti basta mi stancu veramenti
malanova chi mmi hai, malanova chi mmi hai! …aiaiaiiiii
Malanova!!!
Da stamattina son rientrata solo ora è tutto, il giorno che vorrei trovare un ora
per spiegarti cosa succede a sentirsi un pò diversi col timore di esser persi
non mi trucco e se mi trucco quando voglio poi mi strucco sono solo nervosetta non mi serve la borsetta, la mattina appena sveglia cerco il giusto compromesso ed ora penso non ha senso di spigarti tutto questo.
Aunni fusti e aunni vai chi nni sai chi travagghiai,
tuttu u jornu ampressu e genti basta mi stancu veramenti.
Malanova chi mmi hai, malanova chi mmi hai! …aiaiaiiiii
Acqua Raggia
ACQUA RAGGIA ha un sound “duro” di matrice rock con ritmiche di chitarra ska che si rifà al significato del testo. Il titolo della canzone è un chiaro riferimento al solvente “Acquaragia”, ma il nome viene volutamente modificato in “Acqua Raggia” per esprimere, con il termine dialettale “raggia”, la rabbia tipica della gelosia. Protagonista del brano è quindi la gelosia che, frutto di totale assenza di autostima, ammala chi ama e corrode il legame portando all’ ossessione. La lotta interiore tra la consapevolezza di “avvelenarsi” lentamente (non riuscendo a trovare soluzioni) e il non poter fare a meno di vivere senza l’ altro, si traduce in una schiavitù dalla quale è impossibile liberarsi e nella rassegnazione a fare della propria vita un inferno continuando a bere “sorsi di acquaragia”.
A volte l’ira mi fa morire per davvero
Nascondo bene ma ammazzerei l’uomo nero
Il mio obbiettivo è occultare ogni pensiero
arriva alla mente, poi se ne pente.
Non resto qui con te, io devo farne a meno
nutrire i gesti miei e preoccuparmi ogni momento
di dove siamo, con chi siamo se ci apparteniamo?
Ma non so, cosa mi vuoi dimostrare? E non so più cosa dare!
Io vorrei, tenerti per questo inverno
Anche se, ti porterei all’inferno con me
Io vorrei, lasciarti in questo momento perché
Anche se, mi resti sempre dentro il cervello.
La mia autostima mi fa morire per davvero
Ci soffro spesso, ma il trucco è capirsi bene
Respiro l’ansia e butto fuori via il veleno
chi finge sempre, poi per niente
A volte bevo solo sorsi di acquaragia
Che infastidiscono gli animi abitudinari
Legati o sciolti, cerchiamo soluzioni
Soli o per sempre in mezzo alla gente
Ma non sai, cosa mi puoi provocare? E non so più cosa fare!
Io vorrei, tenerti per questo inverno
Anche se, ti porterei all’inferno con me
Io vorrei, lasciarti in questo momento perché
Anche se, mi resti sempre dentro il cervello.
Perchè Acquaraggia resterai…. Perchè Acquaraggia resterai!
Turi
TURI, è un brano che trascina con ritmi che prendono spunto dalla dancehall con riff incalzanti dalla melodia allegra. Il dialetto messinese è la componente prevalente del testo, in cui la band esprime la propria sicilianità con la descrizione, attraverso gli occhi di Turi e della corsa con la sua “graziella” del tipico paesaggio siculo fatto di sole,”ficarazzi” e mare. Paesaggio che, per quanto meraviglioso, subisce la totale mancanza di rispetto da parte di chi, per ignoranza o sporchi interessi, ne sfregia le bellezze. Ed è proprio questo che, nel momento in cui arriva al mare, alla vista di “spazzatura popolare” e costruzioni abusive che deturpano lo splendore del suo paesaggio, fa perdere a Turi la voglia di godere della ricchezza della propria Terra in quella calda giornata d’ estate. Sulla strada di ritorno Turi, ritrovatosi nel bel mezzo di in un comizio elettorale, si irrita ulteriormente pensando al fatto che finchè ci sarà “ignoranza popolare” il cambiamento non sarà mai possibile. Il testo vuole mettere in risalto il contrasto tra le meraviglie di questa Terra ed il contesto politico-sociale in cui nostro malgrado ci si ritrova.
e Turi curri pà vinedda
e curri Turi ccà graziella
e femmu Turi ccà graziella
ccà rruvasti ‘ntà vinedda
Cauddu e ciauru i ficarazzi sfatti ‘o suli
oggi è u jonnu giustu ppì scinniri a mmari
unni si va?!
Tunnamu arreti a ddà casa nica
ca tantu non c’è nnuddu ccà ddà nnì rumpi mica
Stradi e muricedda chini d’ebba nt’ogni bbucu
ma è chistu lu sentieru? Si ca è chiddu ggiustu!!!
Vadda! C’è nnù canceddu ammenzu a ddà struttura
e chi c’è??
Tutto intorno stress e spazzatura popolare
Io vorrei sapere chi costruito proprio qua
Qua, dove il mare profuma di libertà universale
E… non me ne voglio andare
e Turi curri pà vinedda
e curri Turi ccà graziella
st’attentu e vitri ‘nterra
ccà ti tagghi ‘ntà vinedda
Stancu di lu mari mi nnì nchianu ‘ntò paisi
ca c’è puru l’acqua lodda e mi rumpia i cabbasisi
Passu dalla chiazza ca c’è genti chi bannia
sento riecheggiare… “sì nnà fitinzia”
Solito comizio a sfondo elettorale “Vota Pirazza s’à tò terra voi canciari”
Io il cambiamento però lo voglio iniziare
Sulu ca la genti non voli Rivoluzionare u modu di pinsari,
d’ agire e di parrari.. Pinsari e Parrari
Tutto intorno solo ignoranza popolare
io vorrei sapere perché siamo arrivati proprio qua
qua dove il cielo adagia le sue nuvole migliori
e non me ne voglio andare
Turi curri pà vinedda
e curri Turi ccà graziella
e femmu Turi ccà graziella
ccà rruvasti ‘ntà vinedda
e Turi curri pà vinedda
e curri Turi ccà graziella
st’attentu e vitri ‘nterra
ccà ti tagghi ‘ntà vinedda
Waliàlbahr
WALIA’LBAHR, ha inizio con lo sciabordio del mare e percussioni con riferimento ai ritmi afro e segue con parti di batteria percussive quasi a voler marcare le origini dei protagonisti del brano. Nel sound incontriamo inoltre accenni di dancehall e alcuni riff di chitarra tendenti al funky con accenni di sonorità mediorientali.Il testo racconta il dramma di migliaia di uomini, donne e bambini che per fuggire alla guerra, ai “massacri”, pagano gente senza scrupoli per il viaggio della speranza su “maledetti barconi assassini” sognando di riuscire a raggiungere una Terra dove “seppellire la guerra”. Molti di essi però non la raggiungeranno mai e resteranno “croci senza nome lasciate in quel mare”.
Ancora un altro viaggio,
la terra era un miraggio
io non voglio nemmeno sapere
quali dolci speranze ritrovo in quel mare
attraversando giorni e notti a sognare.
Uccelli migratori,
han detto addio al passato
via dai massacri e da quello che è stato
a cercare giorni nuovi oltre il mare
volti tristi e stanchi li’ a sognare
… immensi cieli azzurri!
Waliàlbahr
Han scelto questa terra per seppellir la guerra
faccia a faccia coi propri destini
in pugno a maledetti barconi assassini
a sfidar correnti su nuovi confini.
Trovarsi in un deserto, identità perdute
freddo nel cuore straziante dolore
di croci senza nome, lasciate in quel mare
volti tristi e stanchi ancora a sognare
… immensi cieli azzurri!
Waliàlbahr
Menohannet Menohannet Menoh-Ari Ari ò.
Questo figlio brutto e nero adesso a chi lo do?!
Lo spedisco a Lampedusa in mezzo a gente che non può,
dargli più un aiuto perché troppi ce ne so’.
E Menohannet Menohannet Menoh-Ari Ari ò
Un bel tour della Sicilia adesso organizzerò,
e se poi non c’è più spazio ma chi cazzo se ne fo’***
e questo è il benvenuto della Belle Europe!
Waliàlbahr
C'era una volta
C’ERA UNA VOLTA, sound prevalentemente rock che cambia tutto d’ un tratto avvicinandosi a sonorità quasi psichedeliche con un intermezzo swing.Il titolo della canzone conduce nel mondo delle favole. Un mondo parallelo, irreale, un mondo in cui chi è vittima di depressione trova un porto sicuro per fuggire da una realtà che lo schiaccia, da una realtà che non riesce a cambiare. “Trovare la fuga da ogni realtà è la priorità”. E così la protagonista affida i fili della sua mente alle “zampe di un coniglio” per incontrare “Biancaneve tra le stelle” e “Alice nelle meraviglie”.
Vivevo a malapena in questo corpo ricoperto da scorie,
ansie e dolori qualcuno mi spieghi questi malori.
Valori, poche ragioni mi terrorizzo di un altro tipo
quante volte ho detto la faccio finita con questa vita.
Ma…spiegami tu che sto dicendo con fatica e resto là.
La mia mente è un burattino, tra le zampe di un coniglio e scappa là.
Come credi sia normale, un rapporto surreale bla bla bla
La giornata sa di neve, ho incontrato biancaneve tra le stelle
Ho incontrato pure alice stava nelle meraviglie bla bla bla
Surreale, anormale gradirei un pò di contegno e aver cura bla bla bla
Pinocchio ha le fobie, forse dice troppe bugie.
C’era una volta e forse mai più abracadabra e la bile va giù.
Mi getto, col getto per scherzo in questa valle di lacrime resto
Geppetto aggiustami il petto, che fuori dal letto stanotte non resto.
Ma come finale includerei il rubacuori Peter Pan.
La mia mente è un burattino, tra le zampe di un coniglio e scappa là
Come credi sia normale, un rapporto surreale bla bla bla
La giornata sa di neve, ho incontrato biancaneve tra le stelle
Ho incontrato pure Alice stava nelle meraviglie bla bla bla
Surreale, anormale gradirei un pò di contegno e aver cura Bla bla bla
Lo spazza camino del mio vicino si è spinto troppo in là,
solo la strada di mattoni d’oro lo seguirà.
Tra calimero e l’uomo nero ha smarrito ogni pensiero e paura,
trovare la fuga da ogni realtà, la priorità.
L’omino di latta in zona coatta sul carro dei perdenti se ne va.
Ma se resti qua uno strano disegno sul muro di legno ti svelerà,
l’oscuro segreto del verde sentiero che fuori dal mondo ti porterà.
La mia mente è un burattino fra le zampe di un coniglio!
Come credi sia normale, un rapporto surreale bla bla bla
La giornata sa di neve, ho incontrato biancaneve tra le stelle
Ho incontrato pure alice stava nelle meraviglie bla bla bla
Surreale, anormale gradirei un pò di contegno e aver cura bla bla bla
Mistero della fede
MISTERO DELLA FEDE, è un altro esempio di poliedricità, ricco di diversi riferimenti musicali che spaziano dal pop alla dencehall con una spunta di rock e a riff che vogliono porre l’ accento sull’ evoluzione del racconto.E’ la storia di una delle tante coppie in cui non sempre l’ amore è corrisposto e lo si comprende soltanto quando è ormai troppo tardi sia per l’ uno che per l’ altra. E’ quasi un urlo l’ esasperazione di chi si accorge che le “promesse” d’ amore altro non erano che inutili parole. E’ un urlo di preghiera da parte dell’ altro, che solo quando ormai non c’è piu nulla da fare,si rende conto di aver perso tutto. E’ un urlo di sconfitta che porta a non credere più all’ esistenza stessa dell’ amore, un urlo che ti scuote dentro e che ti fa dire “meglio star soli e senza illusioni”. Mistero della Fede. Amen.
Al’amen..
Tu mi hai lasciata da sola per cena
come in tv quella solita scena.
Credivi tanto io fossi serena
passavo l’ennesima notte di pena.
Dio solo sa quant’ ho stretto i denti
credevo persino nei tuoi giuramenti.
Sogni, illusioni, viaggi e speranze
parole rinchiuse in questa stanza.
Mistero della fede….Amen
Sposiamoci adesso cosi mi sistemo
centomila invitati vedremo.
Cara rilassati, butta i risparmi
che in questa Italia è finita la crisi.
Usciamo di casa più che convinti
ci arricchiremo con un gratta e vinci.
Occhio non vede cuore non duole
ma tanto va bene, è solo illusione …
Al’amen..
Io vorrei trovare ciò che di vero c’è ancora
per correre più forte, più forte…più forte più in là.
Io vorrei cambiare la mia mente ancora
per non cadere negli stessi errori.
Non ho preteso il sogno di tanti
le tue parole le prendo coi guanti.
Giro le spalle e resto convinta
stavolta andrò via non te la do vinta.
Chiudo le porte a speranze e promesse
basta parlare di feste e di messe.
Niente legami, mai soluzioni
meglio star soli e senza illusioni.
Mistero della fede….Amen
Pensiamoci ancora non è cosi vero
per te non sono mai stato un mistero.
Cara ho davvero capito il concetto
dure parole che non hai mai detto.
Facciamo finta che non sia mai stato
non ti legare troppo al passato.
Credimi adesso mi sento distrutto
se varchi la porta mi porti via tutto.
Io vorrei trovare ciò che di vero c’è ancora
per correre più forte, più forte…più forte più in là.
Io vorrei cambiare la mia mente ancora
per non cadere negli stessi errori.
Io vorrei trovare ciò che è vero ancora…
Al’amen..
Altro che tempo
ALTRO CHE TEMPO, ha un sound accattivante, duro con sfumature rock. E’ un testo contro il conformismo, la sete di potere, contro chi “gode alle tue spalle e non muore tra le sbarre”. Esprime il malcontento per l’ ipocrisia dell’odierna società che, imponendoci un’immagine distorta e superficiale della realtà, mira ad annientare i valori presenti in ognuno di noi. Spinti come da una “voce” che sentiamo dentro, tendiamo a uniformarci e a diventare parte integrante di quella “macchina” quasi senza accorgercene. Ma finalmente ci ribelliamo, e liberi da quella “voce”, in un “volo lento”, ha inizio il cambiamento che..non chiede “altro che tempo”.
Chiuso in una morsa, stretto nella massa
guardi da vicino false verità …È realtà!
C’è chi gode alle tue spalle e non muore tra le sbarre.
Messo al mondo male, cerchi di cambiare
non costretto ma spinto in un labirinto.
Sù il sipario e l’ignoranza và in scena
ed il mondo si frena!
E tieni tutto sotto tiro!
C’ è sempre dello sporco voltando pagina!
Non chiedo altro che del tempo!
Lasciami pensare, lasciami gridare
e dammi tempo! Volo lento!
Sento la tua voce ancora, dentro di me!
Vuota la tua lista, hai sete di conquiste
stai tirando dritto per necessità!
Fuori è dura! Eh si che è dura,
e non si muore più in natura!
E tieni tutto sotto tiro!
È questo il bello e il brutto di questa macchina!
Non chiedo altro che del tempo!
Lasciami parlare, lasciami gridare
e dammi tempo! Volo lento!
Sento la tua voce ancora, ancora…e dammi tempo!
Lasciami parlare, lascimi sfogare
ridammi il tempo! Volo lento!
Non sento più nessuna voce, dentro di me!
Credits
Musica e Testi KA JAH CITY @2017
La band
Agnese Carrubba – Voce
Davide Scimone – Chitarra
Roberto Bonasera – Chitarra
Marzio Cometa – Sax contralto
Flavio Cometa – Sax tenore
Rosario Puglisi – Basso
Davide Ieni – Batteria
Prodotto dall’Associazione Culturale “Ideo Studio”
Registrato e Missato presso Ideo Studio
Missaggio e Master Audio: Ludovico Pipitò
Grafica: Tonino Donato
Foto e Back Stage: Valeriana Fulci
Social e Webmaster: Sebastiano Galbato
Rapporti con il Pubblico: Olimpia Muzzopappa
Si ringraziano:
Ida La Macchia per i testi dei brani La Turbolenza, Malanova, Acqua Raggia, C’era una volta.
Giuseppe Kulo Cucinotta per la sua partecipazione nel brano “ Waliàlbahr ”.
Cantine Madaudo, Casanova cafè, Ritrovo Fellini nella persona di Carmelo Picciotto, Cristina Dainotti, Patrizio Celano, Fabio Manganaro, Christopher Celano, Enrica La Rosa, Giuseppe Madaudo, Antonio Ramires e a chi ci ha sostenuto e ha creduto nel progetto Ka Jah City.